In Treno per la Memoria a Mauthausen

L’associazione NOI DELLA COMERIO ERCOLE 1885 ha aderito, supportando la visita di quattro ragazzi provenienti dal Liceo Candiani-Bausch e dall’Istituto Tecnico Economico Enrico Tosi di Busto Arsizio, che da anni collaborano con noi “per non dimenticare”, al viaggio organizzato dal Comitato In treno per la memoria. Da tutta la regione sono partiti in circa 550 tra studenti, sindacalisti, attivisti e pensionati con destinazione Mauthausen e altri luoghi della memoria dei crimini del regime nazista.

L’esperienza di questo viaggio serve a rinnovare ogni anno, l’impegno a mantenere viva la memoria, con particolare attenzione alle giovani generazioni. Inoltre, quest’anno si celebra una ricorrenza particolarmente sentita per le Organizzazioni Sindacali: l’ottantesimo anniversario delle deportazioni operaie dopo gli scioperi del 1943. Centinaia di lavoratori lombardi furono deportati in seguito alla loro partecipazione a questi scioperi proprio a Mauthausen, che anche per questo motivo è stata scelta come meta del viaggio. Tra questi, anche tutta la Commissione Interna della nostra “Comerio Ercole” visse il medesimo destino.

Oltre ai campi di concentramento, un momento molto toccante è stata la visita al castello di Hartheim. Il castello è un capolavoro dello stile rinascimentale austriaco, un classico castello delle fiabe, e invece proprio questa era la sede di uno dei sei centri di sterminio, dell’Aktion T4, il programma di eutanasia nazista, che prevedeva l’eliminazione di persone con disabilità e malattie mentali con inalazioni di monossido di carbonio. Le cosiddette “vite indegne di essere vissute” eliminate in questo modo furono 18.269 ed è possibile conoscere il numero esatto perché sono stati trovati i registri in cui si teneva la contabilità: la contabilità dei kg di burro, patate, speck, marmellata necessarie alla sopravvivenza di queste persone e, quindi, del risparmio in Reichsmark per le casse statali che ne derivava, mese per mese, grazie alla loro eliminazione.

Una vicenda tragica e terribile, ma anche un monito, un insegnamento, rispetto a quello che anche oggi troppo spesso viene a mancare nella nostra società: la cura della debolezza e la capacità di respingere la paura dell’estraneo, a preservare e proteggere le diversità. Siamo diversi e diverse e questa è la nostra ricchezza, altrimenti non avremmo nomi diversi e saremmo solo numeri, e i regimi totalitari si riconoscono proprio quando iniziano a cancellare le diversità.

Fonte: CGIL Varese