“Il ricordo di una fabbrica che resiste”

A pochi giorni dal 74° anniversario della “Commemorazione della deportazione” della commissione interna della nostra azienda a opera dei nazisti, ci è tornato tra le mani questo bell’articolo di Nando Dalla Chiesa, pubblicato su “Il fatto quotidiano” il 21 gennaio 2017, in occasione dell’anniversario dello scorso anno.

Ne riportiamo qui sotto alcuni passaggi. Per leggere la versione integrale potete cliccare qui.

 “Gli operai sterminati dai nazisti nel ricordo di una fabbrica che resiste”
La deferenza operaia. Quel rispetto educato che non è sottomissione. Ma è solidarietà e disciplina sociale insieme, e si imparava nelle grandi fabbriche di una volta. Natale Pargoletti è il ritratto di quel grande patrimonio ormai così raro. Glielo riconosco di istinto nell’espressione del viso, nel portamento, nelle prime parole, quando mi viene ad accogliere alla stazione di Busto Arsizio. (…) . É lui il cuore organizzativo di una delle più importanti manifestazioni cittadine: la commemorazione della deportazione degli operai della commissione interna della Ercole Comerio, una delle più grandi fabbriche del nord della Lombardia, meccano-tessile, simbolo dell’industria bustocca.
Era il 10 gennaio 1944 quando i nazisti varcarono i cancelli urlando ordini in tedesco per disorientare le maestranze. (…) Avevano già fatto la stessa cosa cinque giorni prima alla Franco Tosi di Legnano, ma la commissione interna della Comerio era rimasta al suo posto. A difendere le rivendicazioni di chi era alla fame. Colpisce leggerle oggi. Gli operai chiedevano un paio di scarpe dagli industriali calzaturieri, un pacco di vestiti da quelli tessili, viveri dagli altri. E contestavano il sindacato fascista che pensava più alla fedeltà politica che ai loro bisogni. (…)
Ogni anno quell’atto di ferocia viene ricordato da tutta la Comerio. (…) Pargoletti è in azienda da 37 anni, figlio e nipote di operai, suo padre lavorava in fonderia, e sa che cosa significhi quel giorno nella memoria cittadina e dei lavoratori. Parla con amore di quegli operai.
Li chiama, senza averli mai conosciuti, “i miei colleghi” e decanta la fabbrica in cui il rispetto viene praticato anche dai “padroni”, i Comerio giunti ormai alla quarta generazione. “Sono dei principali speciali.” (…)
Poi fa da regista: le corone al monumento, su cui sono incisi insieme ai nomi dei deportati anche i nomi dei partigiani di Busto, il “Silenzio” suonato da un bersagliere, e la grande cerimonia laica, prima della messa. L’incontro della sala conferenze del Museo del Tessile.
(…) Il colpo d’occhio è stupefacente. La sala ospita centinaia e centinaia di persone. Sono passati 73 anni ma tutto conserva un’attualità inimmaginabile.
(…)